Shared by Max
A volte penso che in realtà dare così tanta intelligenza ad una persona sola è uno spreco…
Io scrivo da anni recensioni di canzonette, videogiochi, film e lavatrici. Intervisto i cantanti, faccio cose così. Spesso faccio lo scemo, le imitazioni, i tuffi scemi dal trampolino, le vocine alla radio. È da quando sono nato che vado avanti, ma da più di dieci anni ci pago anche l’affitto.
Oggi alla BlogFest ho moderato un incontro sul futuro dell’editoria digitale. A un certo punto Vittorio Zambardino, che io non avevo mai incontrato, mi ha detto che sono uno snob. Mi ha detto che sono uno elitario, mi ha chiesto di dire che «le tette servono». Ho chiesto spiegazioni. Mi ha detto che aveva visto un servizio alle Invasioni Barbariche dove dicevo che non mi piaceva il supermercato. A parte che io l’ho capito molto presto che quella roba lì era un giochino del programma, a cui serviva uno stronzetto, e io avevo troppa poca esperienza per capirlo subito e tirarmi fuori, e insomma magari poi la cosa funzionava anche, ma a me il supermercato piace pure tanto. Ma non è quello il punto.
Il punto è che è un po’ come se io giudicassi popolare la testata per cui lavora Zambardino per una brevissima inventata sulle droghe virtuali, per il cane più brutto del mondo, per Miss. Maglietta Bagnata Kiev 2010; come se non vedessi che il giornale elitario e antipopolare per cui lavora apre tutti i giorni con dieci, dodici, quindici pagine di politica interna, farcite di interviste ai sottosegretari.
Ma sono tanti anni che, di quando in quando, la gente che non mi conosce si dichiara molto popolare, mica come me. Funziono come contraltare.
Sarà la barba. Sarà Nanni. Gli occhiali.
Mai capito.
(Sempre piaciuta molto la figa, comunque. Mai fatto mistero.)