Shared by Max
Io la penso proprio così.
Sono andato a un programma tv dove a un certo punto si è abbozzata una discussione sul tema del racconto di Saviano su Welby, ma i tempi di queste cose in tv l’hanno resa una chiacchiera sbrigativa e priva di senso, durante la quale ho cercato di dire questa cosa, banale, ma che andrebbe scritta ogni giorno un centinaio di volte.
Non esiste una contrapposizione tra i sostenitori dell’eutanasia e i contrari. Non esiste alternativa tra i racconti di chi ha desiderato di morire, e quelli di chi non lo ha voluto. Saviano non ha dato voce a una sola di due opinioni equivalenti. No.
L’alternativa che esiste è tra chi vuole avere una scelta e a chi non vuole concederla. È tra la libertà e il divieto. Chi si trova a desiderare di poter morire e chi invece non lo vuole non sono sullo stesso piano, in Italia: i secondi possono fare ciò che vogliono, i primi no. Nessuno è “per l’eutanasiaâ€, formula stupida che rende stupido chi la usa. Ma alcuni sono invece perché non sia vietata a chi la chiede. E per questo Saviano ha raccontato di Welby e non di storie diverse, l’altra sera: malgrado le richieste di qualche scellerato sostenitore di una par condicio del dolore. Perché Welby ha avuto negato un suo diritto di scelta, una sua libertà .
Se le nostre leggi vietassero ad Antonio Socci di poter tenere in vita sua figlia, se imponessero alle persone con malattie terminali di staccare la spina, sarebbe un uguale simmetrico obbrobrio: e sarebbe ammirevole chi andasse in tv a raccontare la storia di Socci e di Caterina e a difendere i loro diritti negati. Ma in Italia è il contrario: e Saviano ha difeso le vittime di una mancanza di libertà .