La vera ingiustizia non è la morte di un ragazzo di vent’anni schiacciato sotto un ammasso di tubi di acciaio, ma che questa morte sia stata ieri sulle prime pagine di tutti i giornali.
O meglio, che tutte le altre morti sul lavoro non occupino lo stesso spazio. O almeno una frazione significativa di esso.
Prova a proporre una spiegazione Michele Boroni:
Le parole che Jovanotti ha pubblicato sulla sua pagina Facebook (le trovate anche qui) sulla morte di Francesco Pinna sono chiare e sincere.
Ho frequentato per anni da vicino le produzioni dei concerti ed è un mondo di grandi professionalità e di continui controlli. Controlli e sicurezza che spesso non vedo nei mille cantieri in giro per le città .
Poi, certo, questo è una società celebrity based: quando un evento, luttuoso o virtuoso che sia, si incrocia con un celeb ecco che allora diventa notizia, e tutti ne parlano.
Le celebrità sono i media più efficaci. La cassa di risonanza più performante.
Ma il problema resta, anzi è più grande di quanto si possa pensare.
Per questo vorrei rivolgere un pensiero anche ai 1.110 morti quest’anno sul lavoro.
1.110 è un numero spaventoso, ancor più rapportandolo al numero di fan o partecipanti a pagine o gruppi su Facebook dedicati a Francesco Pinna: 6.301.