Nella nostra storia, o perlomeno nella mia personale percezione all’interno della nostra storia italiana, quella di ieri è stata collettivamente vissuta come una giornata di rottura, di consapevolezza, di passaggio. Lo dimostra il fatto che in questi giorni la politica occupava le frasi di persone  che solitamente non si spingevano oltre “La politica? Tanto rubano tutti…”, “Tanto sono tutti uguali” e  – la mia preferita – “Tanto non cambia niente”.
Quel  misto di tensione, emozione e preoccupazione era diffuso e percepibile in maniera trasversale e indipendente dalla posizione politica. C’è chi dice che questo è un nuovo 25 aprile. Non lo so, ma sicuramente il rito collettivo che ne è venuto fuori lo carica di significati. Ce ne ricorderemo come fanno in america con il 22 novembre?
Spero che sia veramente un cambio di era per tutti noi. Che questi 17 anni non siano passati invano. Intanto cominciamo con il mettere un punto.
Quando si è dimesso Berlusconi, c’erano Teo, Donda, Dario, Martina e Matilde a cena. Il menu era crostini di polenta con funghi ed al radicchio, crema di zucca al gorgonzola e pollo alle erbe con patate aromatiche. Avevamo il computer acceso con lo streaming di SkyTg24 e appena arrivato il momento ci siamo alzati e siamo corsi in soggiorno a guardare il momento in televisione. Su RaiUno c’era Fabrizio Frizzi. Le bambine ballavano e urlavano “Buffone… Buffone…”.
Un commento
Quando si è dimesso Berlusconi, eravamo nella trattoria cagliaritana a cui siamo fedeli, a mangiare spaghetti ai ricci di mare e pecorino arrosto. Poi è arrivato un sms dove era scritto “è fatta”. Allora avevamo cominciato a girare in tutte le piazze cercando la gente in festa. Non trovavamo nessuno, sembrava la scena finale di “Alla rivoluzione sulla due cavalli”. Quando stavamo per arrenderci, li abbiamo trovati, tutti che ballavano muti con le loro cuffie, e con le facce soddisfatte.