Ieri sera mi è capitato di guardare un po’ dell’Infedele di Gad Lerner.
Tra i tanti ospiti in studio e in collegamento dalle città in cui si è votato (segnalo tra l’ altro l’improbabile acconciatura di Carlo Freccero, a testimonianza che il gusto e la cultura risiedono dentro la testa e non sopra), c’era anche Stracquadanio.
Quello di “sfigato chi guadagna 500 euro al mese“. Quello che in tv ha litigato a destra e a manca. Quello che ha litigato per strada. Quello che ha insultato Adinolfi (ok, non si fa… soprattutto con quei modi… però…) e Fini.
Complice forse la batosta elettorale o forse il fatto che Gad Lerner sia sopravvissuto ad assemblee ben più turbolente, ieri sera Stracquadanio sembrava una persona intelligente. In maniera calma e posata, ha espresso concetti ed opinioni che sinceramente non ricordo ma che sul momento mi sono sembrate anche sensate. Sicuramente da me non condivisibili, ma basate su un pensiero, con tanto di ipotesi, sviluppo e tesi definitiva. (N.B. Questo paragrafo si autodistruggerà tra 5 minuti)
Sembrava un’altra persona rispetto all’ospite idrofobo e schiumoso rabbia che con le sue performance tanto alzava l’audience senza però portare un solo contributo alla discussione che non contenesse le parole “odiate Berlusconi”, “magistrati”, “giustizialisti” e “comunisti”. Il berlusconismo è stato annichilente, aggressivo e violento non solamente nei confronti degli avversari (o anche solamente degli indecisi), ma anche nei confronti dei “sodali”: persone trasformate in professionisti dell’arrampicata sugli specchi, “costrette” a difendere il boss sempre e comunque, “fedeli alla linea anche quando c’è, quando l’Imperatore è malato, quando muore o è dubbioso o è perplesso” (cit.).
O forse  semplicemente proprio in questo passa la differenza tra pratica politica e politica praticata.