Oramai mi trovo sempre più spesso a scrivere di “avanzi” di questi anni, di quelle cose che ci sono nate addosso e di cui solo ora ci accorgiamo della portata.
Gli anni del berlusconismo, quelli dell’uomo forte “che non deve chiedere mai”, quello che ha successo punto e basta, ci hanno lasciato completamente incapaci di accettare l’esistenza del concetto stesso di fallimento. Se le cose non vanno, mi impunto. Se qualcosa non mi piace, lo occupo. Se perdo, faccio saltare il banco.
Nella tristissima storia di Civitanova Marche, la cosa che mi colpisce maggiormente è proprio la resa priva di richiesta di aiuto. È stata stigmatizzata in malo modo (come per difendersi) da parte della politica locale, non andando però realmente a cogliere la reale portata di questo doppio dolore.
Che sia paura o vergogna o incapacità , la situazione non cambia. Non siamo in grado di chiedere aiuto. Forse perché temiamo o sappiamo che non ci sarà nessuno in grado di ascoltare le richieste di aiuto. È questo trasforma il fallimento di un singolo nella sconfitta di tutti.
P.s. L’analisi di Settis lo rende il mio candidato per il Quirinale.